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Vecchi computer a nuova vita con Linux

Vecchi computer in disuso

Il destino dei vecchi computer è quello di finire in soffitta o in cantina. Ormai obsoleti, inutilizzati da tempo e soprattutto rimpiazzati dall’ultimo modello all’avanguardia per prestazioni e consumi, sono stati dimenticati fin troppo velocemente e condannati a polvere e ruggine.

Possono tuttavia essere riutilizzati egregiamente, come dimostrerò più avanti con qualche esempio reale di computer tornati a svolgere utili compiti, senza la necessità di acquistarne di nuovi.

Tralasciamo gli aspetti sentimentali riguardo ai vecchi computer ed al loro onorato servizio, quando rappresentavano l’ultimo grido della tecnologia dell’epoca, per addentrarci negli aspetti tecnici necessari a riportare quei vecchi computer a nuova vita.

I computer, come del resto tutta la tecnologia, invecchiano rapidamente, si sa, ma non per questo diventano del tutto inutili e da buttare. Con una distribuzione Linux Light e moderna, possiamo ridare nuova vita al vecchio computer ormai dismesso e riutilizzarlo per quelle attività che non hanno bisogno di risorse di sistema da sogno.

Anche se ad alcuni potrebbe non piacere l’idea di passare a Linux, pensiamo che questa potrebbe invece rivelarsi una eccellente opportunità per superare qualche preconcetto e provare ad utilizzare Linux.

Insomma; sembra proprio non esseri più scuse per iniziare ad usare Linux, se non professionalmente, almeno per quelle attività secondarie e di routine.

Molte distribuzioni Linux funzionano benissimo su vecchi computer

Linux negli anni si è imposto in ambiente server, dove domina la scena incontrastato e recentemente ha iniziato a conquistarsi una discreta popolarità anche come desktop alternativo a più blasonati sistemi operativi. Ciò è accaduto sicuramente per molti motivi, ma principalmente per la possibilità di funzionare egregiamente all’interno di qualsiasi tipo di hardware.

In fin dei conti, Linux è ciò che ne fai di esso. Se vuoi un’interfaccia shell semplice semplice per prestazioni bare-metal velocissime, ce l’hai già. Se vuoi un’interfaccia utente grafica con tutti i fronzoli, ci sono centinaia di distribuzioni disponibili che ti possono permettere di raggiungere esattamente questo obbiettivo.

Ecco perché Linux funziona su tutto, dalle calcolatrici alle auto, dai mini-router casalinghi ai laptop potenziati, alle Smart-TV e molto altro ancora. Può essere scalabile per soddisfare esigenze diverse in contesti diversi. Le sue funzionalità di rete all’avanguardia lo rendono robusto e affidabile nelle distribuzioni aziendali, nei server, tanto quanto in laptop e desktop.

Che si tratti di computer desktop ormai vecchi e non più supportati da altri sistemi operativi, nonostante aggiornati più volte nel loro hardware. Oppure di laptop un po’ datati per i quali sono abbiamo ogni speranza di poterli utilizzare anche solo per guardare un vecchio film in DVD. Non dovremmo mai perdere le speranze, per dirla tutta.

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Con una distribuzione Linux leggera e rispettosa della veneranda età del hardware è possibile ridare nuova vita a (quasi) qualsiasi computer.

Un computer riutilizzato è un computer che non viene buttato

C’è inoltre un aspetto non trascurabile: quando si riporta in vita un vecchio hardware con Linux, si sta facendo una buona azione per il pianeta. Stiamo evitando cioè di trasformare in “rifiuto”, qualcosa che rifiuto non è.

Ci troviamo a vivere nel bel mezzo dell’era della cultura del consumo e dello spreco nella quale siamo spinti a consumare e gettare via beni e cose a ritmo sempre crescente. In questo contesto, riutilizzare qualcosa che, nelle nostre prime intenzioni pensavamo di gettare nei rifiuti, è indubbiamente un’azione nobile. Chi ne giova è sicuramente il pianeta, quindi in qualche misura noi tutti.

Al di la degli aspetti etici, poetici ed anche politici, ridare una nuova vita ad un vecchio computer può avere positive ricadute anche economiche nel nostro portafoglio. Troppo spesso infatti siamo portati a spendere somme di denaro considerevoli, pur di accaparrarci questo o quel gadget tecnologico di ultima generazione.

Tuttavia, se ci si sofferma qualche istante a riflettere sul quest’ultimo punto, ci si può facilmente rendere conto che a volte abbiamo già quello che ci serve, solo che si trova in soffitta o in cantina.

E se invece il computer è davvero troppo vecchio e neanche Linux riesce a riportarlo in vita? A quel punto non resta che smaltire quel vecchio pezzo di tecnologia secondo quanto previsto dalle più recenti normative RAEE per il trattamento dei rifiuti tecnologici.

Un caso reale: Netbook “Acer” a nuova vita con Linux

Dopo aver speso così tante parole, fino a apparire fin troppo prolisso, vorrei qui riportare un caso reale di recupero e riutilizzo di un computer. Si tratta del Netbook Acer Aspire One, acquistato sul finire del 2011 per scopi didattici ed utilizzato in tutte le condizioni in cui era richiesto un certo grado di mobilità e di robustezza di un oggetto piccolo e maneggevole.

vecchio computer laptop con Debian Mate
Screenshot di un Netbook “Acer Aspire One” con Debian GNU Linux.

Inizialmente aveva un sistema operativo Microsoft Windows 7 in esecuzione in un hardware piuttosto modesto, ma abbastanza efficiente per l’epoca.

La iniziale decadenza del vecchio computer

Ad un certo punto della vita le cose cambiano: Microsoft decide che il 13 gennaio 2015 termina il supporto al sistema operativo Windows 7. Provo a fare un upgrade a Windows 10, che ha successo, ma il sistema è diventato ormai piuttosto lento e instabile. Inoltre, risponde con difficoltà alle sollecitazioni da mouse e tastiera ed il LED del Hard Disk è costantemente acceso.

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Insomma, sistema sempre più lento, poco responsivo e tempi biblici per l’avvio del sistema (Boot). I continui aggiornamenti di sistema, pur curando alcuni Bug noti e meno noti, non fanno che aggiungere carico di CPU. Il risultato finale è piuttosto sconfortante: mi ritrovo tra le mani uno strumento praticamente inutilizzabile.

La svolta

La svolta arriva quando mi ritrovo tra le mani un vecchio SSD da 256 GB appena smontato da un piccolo server, per sostituirlo con uno più capiente. Ho subito pensato che quel piccolo SSD sarebbe stato in grado di mettere le ali al mio vecchio Netbook Acer. Sicuramente avrei anche dovuto sostituire il sistema operativo Windows con uno decisamente più leggero, per ottenere un risultato migliore.

La scelta ricade su una installazione Debian GNU Linux 10 con il Desktop Manager MATE. Si fa prima a farlo che a raccontarlo. In meno di un’ora potevo già vedere sullo schermo da 10 pollici accendersi Linux con il suo Desktop manager.

Da allora questo laptop mi accompagna nei data center nella manutenzione a luccicanti e moderni server. In fondo, occupa poco spazio, ed ha a bordo tutti i software necessari per la manutenzione di rete e sistemi che un Sysadmin può desiderare. In pratica, tutto quello di cui c’è bisogno, sempre a disposizione con un click o da una finestra terminale.

Oggi, aggiornato all’ultima versione di sistema operativo Debian, con relativi aggiornamenti di sicurezza dell’ultimo minuto, fa ancora il suo sporco lavoro con poco o nulla da invidiare ai più costosi laptop di ultimissima generazione.

Altro caso reale: Desktop a nuova vita con Linux

Un altro caso reale degno di nota; lo riporto qui perché può rappresentare un modello di ottimizzazione delle risorse hardware e del loro utilizzo, nella ipotesi che possa inoltre ispirare alcuni di voi.

Ambiente di virtualizzazione Proxmox
La pagina di “Summary” di una installazione Proxmox

Il computer in questione è un vecchio assemblato, nato intorno all’anno 2009, le cui principali caratteristiche hardware attuali sono più o meno queste:

  • CPU Intel Centrino Core 2 Duo E6550 @2,33 GHz
  • RAM: 8 GB DIMM Synchronous 667 MHz
  • Hard Disk 1: (System) SSD SATA 500GB
  • Hard Disk 2: (LVM) HDD SATA 1 TB 5200 rpm
  • Video: MSI GeForce 8400 GS

Ad osservare bene le caratteristiche hardware qui sopra viene quasi da sorridere. Un vero catorcio, direbbe qualcuno.

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All’epoca questo elaboratore era un signor File Server capace di servire un intero ufficio di 15-20 utenti; oltre ad inviare e ricevere Fax.

Poi la decadenza. I software invecchiano in fretta, così come pure l’hardware centrale e tutte le periferiche. In definitiva; il server viene dismesso e riposto su uno scaffale a prendere polvere.

La rinascita del vecchio computer

Chi mai penserebbe di poter ricavare qualcosa da un pezzo da museo del genere? Sembrava davvero improbabile che qualche software moderno possa essere eseguito su questo tipo di hardware. Eppure con Linux questo è possibile.

La storia è andata più o meno così:

In un assolato pomeriggio di luglio del 2024, mi trovavo nella necessità di fare alcuni test per verificare ‘al volo’ alcuni asset di rete di un cliente. Dopo aver speso un paio d’ore ad esplorare quale computer acquistare per lo scopo, mi è tornato alla mente il vecchio assemblato dismesso qualche anno prima. Forse avrei potuto provare a recuperarlo; .

Ebbene; in un tempo infinitamente minore di una consegna Amazon per un nuovo computer, il vecchio assemblato era già pronto a fare il suo nuovo mestiere. Di lì a poche ore, era già pronto a fornire un ambiente virtualizzato con Proxmox. Pronto per le più svariate prove e test di laboratorio di cui ho quasi quotidianamente bisogno.

Conclusioni

Ridare una nuova vita a qualche vecchio computer in disuso si può; basta solo installare la giusta distribuzione GNU Linux e non essere troppo esigenti in termini di prestazioni, soprattutto grafiche. In fondo stiamo parlando di hardware di qualche anno fa. Se si cercano le prestazioni, allora forse c’è davvero bisogno di un hardware di ultimo grido.

Ne benefica sicuramente il portafogli: se non dobbiamo acquistare per forza l’elaboratore di ultima generazione, riportare a nuova vita un vecchio computer è una scelta che merita almeno una valutazione.

Anche l’ambiente ne beneficia: abbiamo visto che “un computer riutilizzato è un computer che non viene buttato“; che quindi non finisce in discarica. Al di la delle considerazioni ideologiche, questa rimane comunque una buona azione nei confronti del pianeta, e non solo.

Ne può beneficiare in qualche modo anche il nostro ambiente professionale: perché tenere ammonticchiati sugli scaffali tutti quei computer considerati obsoleti? Liberiamo tutto quello spazio e restituiamo un dignitoso lavoro a gran parte di quegli elaboratori impolverati che credevamo di dover gettare via.

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